venerdì 13 marzo 2015
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La bella metafora del «sublime tesoro», attribuita alla Sacra Scrittura o alla Parola rivelata, è una sorta di password che immette nello spazio sconfinato che la Evangelii gaudium di papa Francesco conferisce alla Sacra Scrittura. La metafora, posta nella conclusione del terzo capitolo – dedicato all’annuncio del Vangelo – esprime la centralità della Sacra Scrittura per l’evangelizzazione e la catechesi. Riflettere sul testo pontificio in questo tempo quaresimale, nel percorso di avvicinamento al Convegno ecclesiale di Firenze del prossimo autunno che lo pone come riferimento per la Chiesa italiana, è certamente utile e opportuno. Diciamo subito che sulle modalità con cui bisogna leggere la Sacra Scrittura l’esortazione apostolica non riparte dalle origini né presenta i diversi metodi di esegesi biblica, ma innervata sulla Dei Verbum del Concilio Vaticano II, l’Evangelii nuntiandi di Paolo VI e la Verbum Domini di Benedetto XVI, guarda altrove e oltre. Un altrove che si può condensare in tre dimensioni centrali: l’approdo sacramentale della Parola di Dio, la sua rilevanza catechetica per l’evangelizzazione, e lo studio popolare della Sacra Scrittura. Contro un’abusata scissione tra la Parola di Dio e i Sacramenti, l’Evangelii gaudium sottolinea l’approdo sacramentale della Parola di Dio, poiché «nel Sacramento tale Parola raggiunge la sua massima efficacia» (n.174). Il percorso inaugurato dalla Dei Verbum – per cui lo stesso Spirito accomuna la Parola e i Sacramenti –, e sviluppato dalla Verbum Domini con la sacramentalità della Parola di Dio, sfocia nella forza creativa e dinamica della Parola verso i Sacramenti.  Senza mai dimenticare lo spazio della grazia, i sacramenti perdono di qualsiasi impatto nell’evangelizzazione quando non sono irrorati dalla Parola di Dio. Se questa, con le abbondanti citazioni tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento, occupa tanto spazio nell’esortazione è perché l’evangelizzazione si decide tra una predicazione kerygmatica e una catechesi permanente. Su questo tratto l’Evangelii gaudium propone una lettura globale della Parola di Dio che superi alcune false dicotomie o separazioni: che la catechesi sia di carattere dottrinale e il primo annuncio riguardi soltanto una fase della formazione pastorale. Piuttosto, una permanente trasformazione scaturisce dalla Parola di Dio per l’evangelizzazione, sino a esprimersi come itinerario mistagogico.  La distribuzione dei Vangeli in questo primo scorcio del pontificato e l’insistenza costante sulla lettura quotidiana della Parola di Dio rendono bene l’idea della terza dimensione che forse sta più a cuore a Papa Francesco: lo studio popolare della Parola. Ci troviamo di fronte allo sdoganamento decisivo del rapporto tra i credenti e la Sacra Scrittura. La Evangelii gaudium non separa lo studio da altre forme di lettura della Parola di Dio, come la catechesi, la meditazione, la preghiera biblica e la lectio divina. Piuttosto, «lo studio della Sacra Scrittura dev’essere una porta aperta a tutti i credenti» (n.175). Il programma è ambizioso e arduo, poiché si scontra con diverse realtà pastorali dove lo studio della Scrittura è ancora relegato in circoli ristretti, soprattutto in Europa e ancor più nel nostro Paese. Nondimeno si tratta di un cammino necessario se si desidera superare, una volta per sempre, le inveterate antinomie tra un’esegesi biblica 'nella Sorbona' e una 'nella Chiesa'...  Non tutti sono in condizione di studiare la Sacra Scrittura, ma a tutti sia offerta una porta per l’Evangelo, o l’opportunità di trovare spazio per nutrirsi della Parola rivelata. Questa è l’espressione più elevata della teologia del popolo di Dio su cui insiste tanto papa Francesco. Una teologia che, quando è alimentata dalla Parola rivelata, non trasborda mai in forme di razionalismo elitario, né di divinazioni superstiziose, ma è sorretta e sorregge qualsiasi studio della Sacra Scrittura. La Chiesa evangelizza se si lascia continuamente evangelizzare (cf. n.174): l’assioma sintetizza, in modo appropriato, una lettura della Parola rivelata con, nel e per il popolo santo di Dio.
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