Mercoledì 13 febbraio 2019, presso la sede del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è stato firmato l’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana per l’applicazione della Convenzione di Lisbona sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella Regione Europea.
Per la Santa Sede ha firmato l’Em.mo Card. Giuseppe Versaldi, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e per l’Italia, il Prof. Marco Bussetti, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Hanno partecipato al solenne atto:
per parte della Santa Sede: S.E. Mons. Emil Paul Tscherrig, Nunzio Apostolico in Italia; Rev.do P. Friedrich Bechina, F.S.O., Sotto-Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica; Mons. Stefano Mazzotti, Consigliere di Nunziatura, Segreteria di Stato; Dott.ssa Melanie Rosenbaum, Aiutante di Studio della Congregazione per l’Educazione Cattolica; Prof. Carlo Finocchietti, Consultore della Congregazione per l’Educazione Cattolica;
per parte dell’Italia: Cons. Giuseppe Chiné, Capo di Gabinetto del Ministro; Min. Plen. Raimondo De Cardona, Consigliere Diplomatico del Ministro; Prof. Giuseppe Valditara, Capo del Dipartimento per la formazione superiore e la ricerca; Dott. Biagio del Prete, Capo Segreteria del Ministro; Prof. Federico Cinquepalmi, Dirigente dell’Ufficio per l’internazionalizzazione della formazione superiore; Dott. Luca Lantero, Direttore del CIMEA - Centro Informazioni Mobilità Equivalenze Accademiche.
L’Accordo, costituito da un preambolo e 11 articoli, delinea il quadro giuridico delle relazioni tra i sistemi formativi della Santa Sede e dell’Italia, alla luce della comune appartenenza delle due Parti alla Convenzione di Lisbona (1997), con particolare riferimento alle procedure di riconoscimento reciproco dei titoli accademici, rilasciati dalle rispettive istituzioni della formazione superiore. L’Accordo entrerà in vigore dopo la mutua notificazione del completamento delle necessarie procedure interne di ciascuna delle due Parti.
Nella stessa giornata del 13 febbraio si è proceduto allo Scambio di Note Verbali tra la Segreteria di Stato, Sezione per i Rapporti con gli Stati, e l’Ambasciata d’Italia, che integra le Note Verbali reversali del 25 gennaio 1994 relative all’attuazione dell’art. 10, n. 2, comma 1, dell’Accordo di Revisione del Concordato Lateranense del 18 febbraio 1984, in materia di riconoscimento dei titoli di studio delle discipline ecclesiastiche.
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Articolo sull'Osservatore Romano del Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica (degli Istituti di Studi) Em. mo Card. Giuseppe Versaldi, 15.02.2019
Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana sul riconoscimento dei titoli di studi dell'Educazione superiore
L’accordo firmato in data del 13 febbraio 2019 tra la Santa Sede, rappresentata da me in quanto Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica (degli Istituti di Studi), e la Repubblica Italiana, rappresentata dal Ministro per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca, il Prof. Marco Bussetti, costituisce un significativo avanzamento delle relazioni tra la Santa Sede e l’Italia nel settore dell’Educazione Superiore.
Nel vigente testo del Concordato, firmato l’11 febbraio 1929 e revisionato tramite l’accordo del 18 febbraio 1984, che apporta modificazioni al Concordato e successivo scambio di Note Verbali del 25 gennaio 1994, vengono determinati i titoli di Teologia e Sacra Scrittura quali titoli riconoscibili tramite una procedura attualmente svolta dai Dicasteri della Santa Sede e dal Ministero italiano per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca.
Vista la mancanza di corrispondenza delle discipline di Teologia e Sacra Scrittura nell’ordinamento universitario italiano, nel 1995 si era deciso di procedere ad una valutazione dell’equivalenza dei titoli, riconosciuti come lauree e lauree magistrali italiane, e dunque mirata ai soli effetti giuridici di livello. Il riconoscimento di tutti gli altri titoli rilasciati dalle Istituzioni di Educazione Superiore della Santa Sede aventi sede in Italia, non vedeva invece un riconoscimento uniforme sul territorio italiano.
Tuttavia, i rapporti nel settore dell’Educazione Superiore tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana non sono riconducibili alla sola materia concordataria, ma fanno riferimento alla comune appartenenza alla Convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all'insegnamento superiore nella regione europea (Convenzione di Lisbona, 11 aprile 1997) ed allo Spazio Europeo dell’Educazione Superiore (EHEA), cui la Santa Sede aderisce dal 2003.
La medesima Convenzione di Lisbona, ratificata sia dalla Santa Sede che dall’Italia, stabilisce l’obbligo delle parti contraenti al riconoscimento delle qualifiche che danno accesso all’insegnamento superiore negli altri Stati firmatari[1] e prevede la creazioni di rispettivi Centri di informazione relativi al sistema dell’Educazione di ciascuna delle Parti contraenti, Centri che devono collaborare nella rete ENIC-NARIC sotto l’egida dell’UNESCO e del Consiglio d’Europa. In questo contesto sono anche state create le rispettive agenzie per la valutazione della qualità dei sistemi di formazione, ovvero per la Santa Sede l’agenzia AVEPRO, creata con chirografo di Papa Benedetto XVI il 19 settembre 2007.
In particolare a partire dal 2014, in occasione della presidenza del Consiglio UE da parte dell’Italia, Italia e Santa Sede hanno gestito in co-presidenza il Processo di Bologna e conseguentemente anche l’EHEA. Da questa cooperazione si è dato avvio ad una sempre più stretta collaborazione tra gli organi competenti della Santa Sede e dell’Italia in ambito educativo.
Queste sono le motivazioni per avviare, con un accordo tecnico di collaborazione, l’attuazione della Convenzione di Lisbona, ormai in vigore da più di 20 anni.
L’accordo prevede il completo riconoscimento da parte dell’Italia di tutti i titoli rilasciati dalle Istituzioni di Educazione Superiore erette o approvate dalla Santa Sede e quelle legalmente riconosciute dall’Italia, secondo i principi della Convenzione di Lisbona, al fine di facilitare le collaborazioni accademiche e la mobilità di studenti e ricercatori.
La procedura che si dovrà svolgere tramite le istituzioni dell’Educazione Superiore dell’Italia e della Santa Sede, nel rispetto della loro autonomia istituzionale, dovrà prevedere la valutazione individuale dei periodi di studio e dei relativi titoli finali. Le istituzioni provvederanno al riconoscimento e/o a concedere la prosecuzione degli studi nell’ordinamento italiano o della Santa Sede. L’accordo chiarisce altresì che i titoli previsti dal Concordato (Teologia e Sacra Scrittura al momento) continuino ad essere riconosciuti con decreto del Ministro per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca ai sensi della procedura vigente dal 1995.
L’accordo rafforzerà e valorizzerà in modo particolare la collaborazione tra le Università, Facoltà ed altre Istituzioni Pontificie Romane con le loro sorelle Italiane nella città eterna, creando così a Roma un polo universitario unico nel mondo, nel quale oltre alle varie discipline delle Università comprensive e specializzate dell’Italia si possono studiare in 62 Facoltà o istituti specializzati sotto l’autorità della Santa Sede:
Oltre alle scienze sacre e quelle con esse connesse, si offre una vasta gamma di altri studi superiori ecclesiastici, dall’archeologia cristiana fino alla Licenza interdisciplinare sulla protezione dei minori, dalla Musica sacra fino agli studi arabi e di Islamistica, dalla psicologia alla comunicazione sociale, oppure dalle lingue classiche e cristiane fino agli studi sulla Famiglia e il Church management.
Card. Giuseppe Versaldi
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[1] Sezione IV – Riconoscimento delle qualifiche che danno accesso all’insegnamento superiore, Articolo IV.1 “Ciascuna Parte riconosce, ai fini dell’accesso ai programmi appartenenti al suo sistema di insegnamento superiore, le qualifiche rilasciate dalle altre Parti e che soddisfano, in queste altre Parti, le condizioni generali di accesso all’insegnamento superiore, a meno che non si possa dimostrare che esiste una differenza sostanziale tra le condizioni di accesso nella Parte in cui la qualifica è stata ottenuta e nella Parte in cui viene richiesto il riconoscimento della qualifica.”
Fonte: Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede del 15.02.2019