sabato 19 novembre 2016
Il decano della Chiesa evangelica luterana in Italia vede nelle risposte di Bergoglio una spinta in avanti
Heiner Abbas Bludau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia

Heiner Abbas Bludau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia

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L’unità come cammino da percorrere insieme. L’invito a una testimonianza comune che non può che partire dal centro della fede, cioè dal Vangelo. Il pastore Heiner Abbas Bludau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia, vede nell’intervista di papa Francesco ad "Avvenire" la conferma della nuova stagione ecumenica culminata nella visita del vescovo di Roma a Lund, per l’avvio delle commemorazioni del 500° anniversario della Riforma di Lutero. «Un viaggio – sottolinea – i cui frutti più importanti sono due. Innanzitutto, il viaggio in sé, non soltanto da un punto di vista simbolico, ma proprio per il suo significato reale. Non dimentichiamo che Francesco è capo di una Chiesa di cui diversi rappresentanti affermavano, non molti anni fa, che per i cattolici non ci sarebbe stato nulla da festeggiare in occasione del 500° anniversario della Riforma. Oggi, invece, guardiamo con sentimenti di fraternità e gratitudine alla partecipazione di Francesco all’inaugurazione del Giubileo della Riforma. Un gesto di cui abbiamo avuto percezione in questi giorni a Trento dove, grazie all’impegno della Cei e dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), cattolici e protestanti si sono ritrovati insieme in una bella atmosfera, aperta».

Ma la visita svedese del Papa è stata rilevante anche per un altro aspetto. «È come se, dopo decenni, i frutti del Concilio Vaticano II siano stati - mi sia perdonata l’espressione forte - 'scongelati' e ora si manifestino come intensi e significativi impulsi per un percorso comune di fede». Nell’intervista, riprendendo i contenuti della Dichiarazione congiunta di Lund, Francesco ribadisce la necessità di testimonianze ecumeniche visibili sul terreno della prassi, per così dire, della 'carità pastorale'. Una sottolineatura in cui qualcuno legge una scarsa considerazione del confronto teologico. «Credo fermamente – aggiunge Bludau – che per dare testimonianza insieme così come per aiutare i bisognosi - ed è un punto d’importanza fondamentale - ci si debba riferire al centro della fede, al messaggio del Vangelo. Chi lo fa non sottovaluta né tantomeno disprezza la teologia ma, anzi, fa riferimento ai suoi car- dini più importanti. E occorre tenere presente che la teologia deve servire come guida nella prassi quotidiana e nel mondo attuale».

Il coraggio di Francesco viene guardato con sospetto da una piccola ma battagliera parte dello stesso mondo cattolico, che lo accusa di 'svendere la dottrina'. E le resistenze al dialogo, certo non mancano neppure nel mondo luterano. «Non credo che si possa parlare di svendere la dottrina ma, piuttosto, di fare riferimento ai punti più importanti della fede, peraltro quelli che uniscono luterani e cattolici. Sono però consapevole che le Chiese sono anche fatte da regole, strutture e consuetudini, e capisco che dare più peso al centro della fede, possa far paura. D’altronde la stessa cosa talvolta accade anche nel mondo luterano. Taluni temono che, cambiando, si tradisca la tradizione della propria Chiesa e si rischi di smarrire la propria identità. Ma non è così. Occorre non aver paura di riformarsi in continuazione e partire dal centro della fede per una testimonianza cristiana che mostri un cammino verso il futuro che corrisponda al buon messaggio del Vangelo».

Si tratta di stabilire allora dove si giochi il futuro del dialogo, quali siano le strade da percorrere. «In questo momento – conclude Bludau –, l’unità non è una meta da raggiungere ma un cammino da percorrere insieme. E da compiere attraverso un ecumenismo vero, vissuto. Non dobbiamo, quindi, pensare soltanto a discussioni, negoziazioni e documenti teologici, pur importanti per guidare tutti i credenti lungo la strada comune. Ad esempio credo che, dal punto di vista teologico, sia primariamente importante affrontare il tema dell’ospitalità eucaristica, poiché la possibilità per un cattolico di partecipare alla Santa Cena e per un protestante di ricevere l’Eucaristia rafforzerebbe l’impegno reciproco in questo cammino comune. Ma è parimenti importante la prassi con una comune 'diaconia' a favore dei poveri e con una comune testimonianza di Gesù Cristo nel nostro mondo sempre più secolarizzato. Ecco, direi che il recente viaggio a Lund del Papa deve essere considerato e apprezzato proprio alla luce dell’importanza di questa prassi comune».

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